Nono solo Barolo e Barbaresco: ecco i vini piemontesi in tutto il loro splendore e 5 etichette per innamorarsene
Il Piemonte è terra di alcuni dei vini più rinomati d’Italia: i riflettori sono puntati su Barolo e Barbaresco, i rossi da uve nebbiolo conosciuti in tutto il mondo e capaci di invecchiare per decenni, ma la regione è ricca di altri vini eccellenti. C’è la Barbera, che con il Dolcetto racconta il sapore più autentico e meno snob della regione, mentre un vitigno delizioso e poco conosciuto è il pelaverga che, a Verduno, regala rossi sottili, profondi ed eleganti. I bianchi più interessanti tra i vini piemontesi sono quelli di Gavi, del Roero con l’Arneis, e dei colli Tortonesi con il Timorasso, potente e longevo. Anche se la produzione è contenuta, il segreto del Piemonte bianchista è la nascetta, vitigno autoctono delle Langhe quasi scomparso e oggi recuperato con risultati entusiasmanti. Anche la produzione di Metodo Classico è in una fase di rinascita con gli ottimi Alta Langa, mentre parlando di bollicine non si possono non citare il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante.
I vini piemontesi da assaggiare
Gavi dei Gavi Etichetta Nera 2019 La Scolca
Da vigne vecchie, un Gavi fresco ed equilibrato, con gusto minerale
e profumi di frutta secca che si intensificano invecchiando. Da assaggiare con pollo ai funghi champignon.
25 euro, lascolca.net
Barolo Cannubi 2015 Borgogno
Proviene da uno dei cru più celebri della Doc questo vino longevo, con profumi balsamici, di frutti di bosco e di spezie. Da assaggiare con brasato al Barolo.
85 euro, borgogno.com
Alta Langa Brut 2016 Ettore Germano
Sergio Germano è uno di quei produttori che ha la rara sensibilità di trasformare ogni vino che produce in un piccolo capolavoro. E così accanto ai suoi Barolo e a un grande Riesling, c’è anche questo pinot nero con un saldo di chardonnay, elegante e strutturato, che affina per quasi tre anni sui lieviti. Da assaggiare con pane, burro e acciughe.
28 euro, ettoregermano.com
Barbaresco Gallina 2016 Piero Busso
Potente e armonioso, è una grande espressione di Barbaresco, con aromi tipici di viola e di sottobosco.Da assaggiare con agnello al forno.
68 euro, bussopiero.com
Nizza La Court Riserva 2017 Michele Chiarlo
Una Barbera ampia, intensa e fine, da una zona così vocata da essersi meritata una denominazione a sé. Profuma di amarena e cacao e ha un sapore fresco e morbido. Da assaggiare con arrosto di vitello ai porcini.
34 euro, michelechiarlo.it
Nuova vita per l’Asti
In carta tra le etichette più ambite dei grandi ristoranti di Russia e Stati Uniti ci sono sempre l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti, abbinati dai sommelier con uguale successo a piatti dolci e salati. Una tendenza piacevole, e leggera, che si sta diffondendo anche in Italia, specialmente per l’aperitivo o in pranzi con piatti etnici agrodolci, crostacei e insalate di frutta e verdura, soprattutto ora che le recenti modifiche del disciplinare della Docg Asti hanno introdotto le versioni più secche. Ma l’attuale successo a tutto pasto non fa che riprendere la tradizione piemontese che ha sempre scelto questi bianchi dolci aromatici per la «merenda sinoira», un tripudio di salumi, formaggi e altre prelibatezze dal gusto sapido e deciso. Versatile e gentile, un calice di Asti contiene anche tanta bellezza. Il territorio in cui è coltivata l’uva moscato bianco comprende ripide colline che possono raggiungere anche il 50% di pendenza: sono chiamate sorì e sono protette dall’Unesco, insieme alle Cattedrali Sotterranee, ovvero le monumentali cantine in cui si produce il vino, scavate nel tufo tra il XVI e il XIX secolo.